Il Villaggio degli Innocenti by Kathy Reichs

Il Villaggio degli Innocenti by Kathy Reichs

autore:Kathy Reichs
La lingua: ita
Format: mobi, epub
editore: Rizzoli
pubblicato: 2001-12-31T23:00:00+00:00


Quando entrai in sala autopsie, Angelina Fereira era impegnata con una delle vittime dell'incidente dell'autobus. Sul tavolo anatomico c'era un uomo con la testa e le braccia gravemente carbonizzate, e l'addome spalancato come una bocca aperta in un quadro di Bacon. La patologa stava sezionando il fegato su un vassoio accanto al cadavere. Maneggiava un grosso coltello piatto e mi parlò senza alzare lo sguardo.

«Un momento.»

La dottoressa scrutò attentamente le sezioni tagliate, ne asportò tre frammenti e le raccolse in un vasetto per campioni. Il tessuto fluttuò fino al fondo e si unì ai suoi omologhi provenienti da polmoni, stomaco, milza, reni, cuore.

«Eseguite l'autopsia su tutti?»

«No, sui passeggeri ci limitiamo all'esame esterno. Ma questo è il conducente.»

«L'avete tenuto per ultimo?»

«Gran parte delle vittime erano così gravemente bruciate che non potevamo essere sicuri di chi fosse l'autista. Poi ieri l'abbiamo trovato.»

La dottoressa si tolse maschera e guanti, si lavò le mani e si diresse verso la porta a battente, facendomi cenno di seguirla. Percorremmo un tetro corridoio fino a un piccolo ufficio senza finestre. Entrammo, poi lei chiuse la porta. Aprì un malandato stipetto di metallo chiuso a chiave e prese una grossa busta marrone.

«Un radiologo dell'Hospital Centro Médico mi doveva un favore...» disse in inglese «che sono andata a reclamare.»

«Grazie.»

«Ho sottratto il cranio martedì, appena Lucas è andato via. Non volevo che si sapesse.»

«Di certo non sarò io a dirlo.»

«E ho fatto bene.»

«In che senso?»

La dottoressa Fereira estrasse una delle pellicole nella busta. Conteneva sedici TAC, ciascuna relativa a una sezione del cranio di cinque millimetri. Sollevò una radiografia verso la luce sopra di noi e mi indicò una piccola macchia bianca nella nona immagine. Nelle immagini successive, la radiopacità aumentava, cambiava forma, diminuiva. Alla quattordicesima immagine non era più visibile.

«Avevo notato qualcosa nell'etmoide, e ho pensato che potesse essere utile. Dopo la sua telefonata, questa mattina, sono andata a dare un'altra occhiata al cranio. Ma i resti non c'erano più.»

«Come, non c'erano più?»

«Cremati.»

«Dopo due sole settimane?» Ero sconcertata.

La dottoressa annuì.

«È la procedura standard?»

«Come vede anche lei, non abbiamo molto spazio. Anche in condizioni normali, non possiamo concederci il lusso di conservare gli sconosciuti per un periodo di tempo troppo lungo. In più, con questo incidente siamo proprio al limite.» Abbassò la voce. «Ma due settimane sono comunque un lasso di tempo inconsueto.»

«Chi ha autorizzato la cremazione?»

«Ho cercato di scoprirlo, ma nessuno sembra saperlo.»

«E i documenti non si trovano» tirai a indovinare.

«Il tecnico giura di aver messo il documento nell'apposito raccoglitore, dopo aver eseguito la cremazione, ma adesso quel foglio non si trova da nessuna parte.»

«Qualche ipotesi?»

«Sì.»

Ripose la pellicola e mi porse la busta.

«Vaya con Dios.»



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